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FOTO FAMIGLIA

  • Immagine del redattore: Una Valeria
    Una Valeria
  • 17 mag 2019
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 24 ago 2019



Credo che la Lazio abbia vinto qualcosa qualche giorno fa, e dalle stories della Marcuzzi su Instagram ho anche capito che l’allenatore della Lazio è Simone Inzaghi, il suo ex ex. Ora, oltre a capire che io sto al calcio come Luca Giurato sta all’oratoria, ho anche messo il volume a queste stories e c’è una presabenissimo Alessia che urla il nome del suo ex ex davanti alla tv, esultando e complimentandosi con lui.

A questo punto mi sono passate davanti tutte le altre che avevo visto negli anni e mi sono dovuta fermare a pensare al fenomeno paranormale chiamato Alessia Marcuzzi.

Allora, Alessia Marcuzzi è stata insieme a Simone Inzaghi, non si sono sposati, hanno avuto un figlio, Tommaso. Poi è stata insieme a Francesco Facchinetti, non si sono sposati, hanno avuto una figlia, Mia. Alla fine si è sposata con Paolo Calabresi Marconi e per ora non hanno figli insieme. Parallelamente, Simone Inzaghi si sposa con un’altra, Gaia, e hanno un figlio. Francesco Facchinetti si sposa con un’altra, Wilma, che ha una figlia avuta da una precedente relazione e insieme ne hanno altri due.

Fin qui, più che far sentire l'ideatore della serie Modern Family uno zero, poco male. Ma la fantascienza pura inizia quando bisogna dire che Alessia Marcuzzi è diventata la migliore amica della nuova compagna del suo ex ex Simone Inzaghi, tanto da farle da testimone di nozze al matrimonio con lui. Così come è best friend della nuova lady del suo ex Dj Francesco e con Facchinetti and family ci va in vacanza a scattarsi selfie con sorrisoni a tutto schermo.

Adesso però, cara Alessia, è Gandhi che inizia un po’ a chiedersi chi sei tu che gli vuoi fare le scarpe passando inosservata, sono tutti quelli e tutte quelle che si sono aperti un mutuo per la psicoterapia per gestire la rabbia, che adesso iniziano a sentirsi dei poveri stronzi, sono quelli e quelle che ci hanno rimesso 30 kg in più spalmandosi la cioccolata anche sulle sogliole al vapore, che adesso vorrebbero iniziare a vomitarti addosso, o quelli che si sono ridotti a sacra sindone per lo struggimento, che adesso vorrebbero addentarti un orecchio, eddai su!

Vedo le foto di alien Marcuzzi e la sua famiglia allargata, spesso corredata anche dai rispettivi nonni di tutti i vari figli, roba che il grandangolo si mette a piangere, e mi viene una psoriasi fulminante e sudo bile; mi si blocca la salivazione, vorrei sfinirmi di Fit Box e chiamare Alex DeLarge per due chiacchiere tra amici.

Ma allo stesso tempo no.

La vedo e misuro la distanza siderale che c’è tra superiorità morale e superiorità vocale tra vaiasse, la vedo e mi ricordo che l’obbiettività svizzera è da preferire alla loro cioccolata nei momenti di occlusione venale, la vedo e mi spiego l’assenza delle rughe con l’assenza di rancore.

Alessia tifa per tutti: ex, mogli di ex, figli delle mogli degli ex, ex suoceri, e per fortuna anche per chi non è ex ma è e basta (almeno per ora), e questo non perché sia in preda a slanci di pandemia euforica da MDMA, no, ma perché ha semplicemente capito che quegli ex continuano ad essere i padri dei suoi figli, e gli ex suoceri i loro nonni, che le mogli degli ex sono le donne con cui i suoi figli trascorreranno del tempo, delle notti, delle vacanze, e se ne prenderanno cura forse nella misura in cui lei saprà rendere armonioso questo affetto per proprietà transitiva, e i figli degli ex e delle mogli degli ex sono i fratelli dei suoi, in qualsiasi forma questa fratellanza si declini, saranno fratelli, e lo saranno in termini di sostegno e vicinanza in futuro, da grandi, quanto più lei e tutti avranno contribuito a farli sentire tali indipendentemente dalle percentuali di sangue comune nelle vene.

Il punto è che quando la rabbia fumante nasconde il dolore, questa logicità risiede in qualche vulcano su Marte, e quando il fumo si spegne e il cuore resta addolorato, questa logicità risiede sotto i fondali marini delle lacrime. Potrebbe essere più semplice persino rintracciare Di Battista mentre è in vacanza, che avere speranze di contatto con la logica e il buon senso nelle famiglie allargate, ma è anche vero che questi vanno trovati come un Sacro Graal e non attesi come si attende Godot: per intenderci, l’impegno attivo ci vuole. Qui ritorna forte la curiosità scientifica che bisognerebbe riservare al dna della Marcuzzi, sottoponendola a prelievi istologici e biopsie per giungere a scoperte che potrebbero segnare la Storia come la segnò la penicillina nel 1929, per la sua immediata maturità e sfacciata incapacità di recriminare. Ma lasciamo alla Scienza i tempi della Scienza, e concentriamoci sull’umanità, passibile di errori. Quindi, la nuova fiamma del vecchio fidanzato, magari con uno stacco di coscia lungo come la A14 e i capelli senza doppie punte, si può chiamare stronza con le amiche, con la psicologa, con il prete (magari con lui limitatevi a stupidina se no vi toccano sedici Ave Maria e dite stronzo pure a lui e non ne uscite più), ai familiari che porgono doppie camomille con frollini durante l’insonnia: si può dire, anzi, di deve dire, è sano ed è umano. Ma a lei no. Mai. A lui neanche. E tutti quei riti tribali alla Beatrix Kiddo o alla Vanna Marchi possiamo sfoggiarli nei monologhi sotto la doccia, che quelli sì che li vinciamo a mani basse.

E non è necessario condividere il lettino prendisole e spalmarsi la crema a vicenda magari con l’XY in comune al centro pronto per la foto che lo farà sentire Dio con l’ego ipertrofico, no, basta molto meno per sapersi mature, quel meno che fa rima con civiltà. E se lei è un’autostrada e voi una strada provinciale senza guardrail, lo potete dire che però ha una montatura di occhiali di merda, l’anulare più lungo del medio e la pelle grassa, potete persino inventare difetti random e vincere battaglie di veridicità parlando da soli a casa, ma è anche bene ricordarsi che l’autostrada offre più servizi ma a pagamento, che spesso sono allettanti sulla carta e decadenti dentro, che si può fare la pipì chiudendo una porta ma rischiando la candida se non sai stare in squat per 60 secondi di fila, che magari si arriva prima ma si sa, la parte più bella è il viaggio. Alcuni preferiscono la lentezza per poter godere anche di altro, alcuni preferiscono fare la pipì chiudendo gli occhi e aprendo i polmoni, alcuni preferiscono usare le marce e non la guida automatica, alcuni preferiscono scoprire la strada che percorrono e non solo saperla dritta, scintillante e uguale a se stessa.

Non c’è giudizio di valore, ma la sacrosanta preferenza. Che va accettata senza che condizioni l’autostima o il clima emotivo di nessuno, soprattutto di figli, se ci sono. Perchè, come mi disse una volta mio cugino il saggio: "Non è una casa che fa famiglia, è la famiglia che fa famiglia". E che sia a due, a tre, a sei, a gatti o a cani, a rami intrecciati o a querce secolari, poco importa, importa il Bene che la attraversa e la irrora; e in quelle in cui questo Bene non c'è, dove assenze e sentimenti maldestri non l'hanno mai creata (perchè esistono anche queste sulla Terra), è bene invidiare Alessia non più del necessario e lasciare andare, postare sulla home di se stessi quanto la famiglia sia anche il diritto di sottrarsi a chi ne violenta il significato, per trovarla altrove, come tutte quelle mele cadute lontane dal loro albero che fanno di questa sfiga una sfida quotidiana di coerenza al diritto inalienabile alla Felicità.

In tutto ciò mi piace pensare che la Marcuzzi, a telefono spento, tagli la coda alle lucertole, sbatta la tovaglia nel balcone sottostante con ignorante e costante menefreghismo, e rubi gommose ai bambini lasciandoli piangere fino allo strazio.

Stay human Stay Alessia

 
 
 

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