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  • Immagine del redattoreUna Valeria

PANDEMIC

Aggiornamento: 23 mar 2020

Hitchcock, ovunque egli sia, mi piace immaginarlo dietro una cinepresa a dirigere il tutto, a indicarci le mosse precise da compiere per portare a termine questo lungometraggio nominato agli Oscar per il prossimo Febbraio.

Vincerebbe. Vinceremmo.

2019 Parasite 2020 Pandemic. Già ci vedo tutti sul palco più importante del mondo, tutti assembrati e abbracciati, a esultare per aver riprodotto non un film che parla di virus virulento, ma di un film che parla della natura umana e del suo funzionamento. La statuetta la consegnano Piero e Alberto Angela, che tornerebbero a condurre uno scoppiettante Superquark su ‘esplorando la mente umana’.

Sì perché questo piccolo pezzettino rotondo con le escrescenze che ci entra nel naso, negli occhi o nella bocca e ci dà rogne, in fondo, fa il suo corso. E’ virulento il ragazzino, ma come gli gira può essere più docile, a volte persino silente e addomesticato, ma in tutti i casi è lui, e un test lo stana facilmente, le cure lo fanno fuori dopo un feroce duello, e altri nel backstage lo osservano in tutte le sue mosse per studiarlo come i più raffinati serial killer, per poi, un bel giorno joyglorioso, abbatterlo con una pozione magica che chiamiamo vaccino, che è per i virus il cuore acciaio di Jeeg Robot: invalicabile.



Tuttavia c’è una cosa che il nostro sadico regista ha messo in scena in questo film: anche lui travolto dalla questione Morgan – Bugo, ha iniziato a canticchiare il pezzo: dall’incipit modificato (che suona decisamente meglio) al resto fedele all’originale, ne ha estrapolato una frase e l’ha fatta recitare a tutti: “Odia qualcuno per stare un po' meglio”. Al gioco dei mimi questa frase, state tranquilli, che la squadra avversaria non la indovinerà mai, ma al gioco del reality questa frase è davvero una passeggiata. Sempiterna, vale da tempi non sospetti il bisogno di cercare un capro espiatorio, e nella storia ce ne sono stati tanti, presi a caso, scelti per dare al dito indice qualcosa da fare, sottostimando i benefici psicofisici che, invece, si possono trarre dall’infilarlo nella narice sinistra, fargli fare un giro in senso orario e antiorario, passando di buona lena a quella destra.



E invece no, il regista ha ordinato di pensionare Salvini che, nell’accusare migranti e stranieri, aveva dato all’indice un raggio di azione troppo ristretto e noioso, in favore di un raggio più esteso e ad ampio respiro, in cui praticamente e potenzialmente tutti possono indicare tutti, sventolando la magica bandiera dell’asintomaticità. E a questo punto un pensiero per Bong Joon-ho che ha vissuto una brevissima gloria di genio indiscusso, presto sfanculata con un colpo di gomito da un genio maggiore. Ma c’è da riconoscere che questo in effetti lo ha superato, e per farlo gli è bastato riportare gli uomini allo stato primordiale, alle palafitte, alla capanne di paglia, alla giungla, alla caccia al bisonte per sfamare i cuccioli, alla cacazza notturna di essere divorati dalle belve selvagge, alla paura ben peggiore di essere fregati o fatti fuori dal vicino di tribù, per furbizia o per timing, ma pur sempre fottuti in nome della propria pellaccia e di quella dei propri cari. Anzi no, la propria e basta. Perchè quando due persone si ritrovano in mare aperto e stanno per annegare, nessun legame di sangue, impedirà loro di intravedere nella morte dell’altro la propria salvezza, il proprio aggrapparsi con tutto l’istinto a qualsiasi appiglio, a prescindere da quanta percentuale di dna si condivida. E’ così. La natura è spietata, o forse è solo quella che è, senza giudizi di valore, ma per Ciccillo (l’uomo di Altamura) la vita funzionava così, esattamente come quella dei leoni e delle gazzelle. Se pensate sia impossibile, è successo quando siete andati a prendere i vostri figli dalle stazioni e dagli aeroporti nelle scorse settimane, o se preferite, quando loro si sono catapultati in stazione correndo come il tizio di Apocalypto.



Peccato però che il Ciccillo di noialtri non viva allo stato brado, peccato che l’encefalo di questo Ciccillo sia visibilmente più grande e sviluppato, contenga molte più sinapsi, la sua struttura e le sue funzionalità siano cognitivamente molto più raffinate ed evolute, e la parte frontale, sede delle valutazioni e decisioni, sia enormemente più spaziosa. Peccato che le capanne e le palafitte abbiano fatto posto agli appartamenti dotati di comfort, che la giungla abbia lasciato il posto alle città, alla società civile, alla nascita dello Stato, del Welfare, dell’Unione Europea e così via. Peccato che i bisonti li ritroviamo impacchettati al reparto frigo, calcolati nella quantità idonea a soddisfare il fabbisogno della domanda, sì perché nel frattempo sono nati anche i mercati basati sulla politica della domanda e dell’offerta, e non ci sono più i Ciccillo che lanciano frecce dai loro archi nascosti tra le siepi con il volto pitturato con due strisce nere per guancia.



Ora, sono certa che anche loro abbiano provato paura, e tanta, per qualsiasi rumore o joccia ignota che gli piombava addosso o nell’aria, ma sono anche certa che chi di loro si sia fatto prendere dal panico, è molto probabile che abbia corso incontro al bisonte urlando a mani nude in preda a un attacco di disperazione misto a invincibilità, e buon appetito a lui (al bisonte). Diversamente, chi ha provato paura, ha saputo meglio nascondersi, meglio proteggersi, meglio studiare l’obbiettivo, meglio aspettare il momento favorevole, e campare con la panza piena fino al prossimo brontolio.

Di fronte a una pandemia dovuta a un virus nel 2020, ho assistito, neanche troppo incredula, alla migliore performance della razza umana di fronte a un pericolo.

Quella capacità dell’amigdala di ponderare, è stata inghiottita da 10 kg di penne rigate, insieme ad altri simili che con aria minacciosa volevano accaparrarsi la stessa cosa; quella capacità dell’ippocampo di scegliere la reazione più efficace, è stata bullizzata dal saccheggiamento delle armerie in America (ma solo perché da noi non ci sono); il tutto con insulti gratuiti e indistinti a chi viene intravisto con la testa fuori casa, dagli stessi che sul balcone aspettano il loro Ciccillo armato, o armato di carrello, reduce dal miglior assembramento della storia dei minchioni.

In barba ai decreti e alle prescrizioni mediche, secondo le quali il rispetto della distanza di almeno un metro, l’uso di mascherine laddove vi siano sintomi influenzali associabili o meno al virus covid 19, l'uso di guanti e prodotti disinfettanti e l'evitare il contatto con occhi, naso e bocca previo lavaggio delle mani, gli umani si sono ritrovati a trascorrere il tempo con il loro passatempo preferito: indovina chi è l’untore. Oggi del virus, ieri dello spaccio, domani del cazzo che vi fotte.

Incuranti che si è parte del tutto e non è il tutto a gravare sui singoli, in una guerra tra poveri e spesso tra poveretti di spirito. Se proprio vogliamo parlare di responsabilità c’è da tirare in ballo le scelte che hanno, per esempio, indebolito il sistema sanitario, scelte che i cittadini delegano alle funzioni di governo, e le scelte dei governi, nazionali e regionali, dovrebbero prendere parte al concetto di responsabilità, che ad oggi ignorano o fingono di ignorare. Il problema non risiede tutto nella nostra libertà. E chiaramente non mi rivolgo agli stupidi perché davvero per loro c’è poco spazio già senza emergenze: per tutti quelli che se ne fregano di sé e degli altri, non c’è rimedio né vaccino, quindi sono fuori dal mio target, ma per gli intelligenti che si adeguano alle necessarie restrizioni, non c’è colpa nel reclamare l’aria aperta per dieci minuti da soli o un’uscita in sicurezza per recarsi al supermercato a comprarsi un buon vino o un pacco di colori. Perchè se è vero che ne usciremo se ci comportiamo responsabilmente, è altrettanto vero che ne usciremo se potremo mantenerci vivi anche dentro.

Alla luce di questa scenografia in cui mancano solo i Lanzichenecchi, posso procedere a presentarvi il cast:


1. I runners: i maltrattati e invidiati insieme, gli eletti a cui è concessa la semi libertà ma con all’interno numerosi infiltrati che ne discreditano la categoria. Tuttavia facili da stanare anche al più distratto controllo: sono i Maurizio Costanzo con i ciclisti acetati, gli Homer Simpson vestiti da Tenenbaum. Per loro non è prevista la rilevazione delle impronte digitali, ma dell’impronta del culo sul divano: se combacia vanno dritti in isolamento.


2. I supermarket boys: dopo i Papa boys, ecco gli uomini del supermercato, fieri e pazienti, a volte in coda per una mango, altre in coda con tre carrelli da riempire: uno lo trasportano con la fronte, l’altro con le mani: con i piedi fanno la spesa perché nel domani non v’è certezza. Ma il giorno dopo, come in Truman Show, saranno lì: nuovo carrello altra corsa.


3. I dog sitter: pisciare il cane is the new “hai una visita” in carcere: è un privilegio, un’emozione, una gioia. Per chi li ha. Per chi possiede solo piante grasse, la sopravvivenza li ha resi gentilissimi con il prossimo in slanci di buone azioni per prendersi cura dei loro figli a quattro zampe.


4. I senior: dichiarati da Darwin i più deboli, i più a rischio, i più colpiti, ma dichiarati dal regista anche i più sfrontati e audaci personaggi della storia, i braveheart dei giardini pubblici, i piantonatori di panchine, i dissidenti e i ribelli, i più coraggiosi che affrontano a mani nude e urlando il bisonte, ops il virus.


5. Gli haters: nessuna società, gruppo, tribù, comunità e assembramento umano può non averne al suo interno. Intramontabili, veterani, indispensabili dispensatori di odio e di giudizi. I difensori della patria armati di Iphone e giga byte, gli irriverenti di fronte alla privacy, i convinti che nomi e foto segnaletiche dei contagiati (o peggio, presunti tali) facciano di loro degli eroi da ricordare.


6. I sapiens: sono i nuovi laureati, i dottori in virologia ed economia, gli esperti esterni chiamati al talk show come opinionisti e cultori della materia: in tempi di pandemia, si specifica che la laurea è stata conseguita on line in sessioni di webinar di 3 minuti su Twitter, non certificata dal Miur.



7. I writers: non si assembrano ma assemblano post su post e riempiono i nostri feed di “state a casa” e “andrà tutto bene”. Sì, in tutta sincerità, hanno un po’ rotto i coglioni. Ma sono creativi e nuovi slogan non tarderanno ad arrivare.



8. I creativi: eroi veri, tra loro spicca il Papa che comunica di aver chiesto a Dio di bloccare la pandemia in uno scenario da medioevo in cui la superstizione è tutto. Tra loro anche Lady Gaga che pare conosca Dio di persona e assicura che “sta parlato”, e Paolo Brosio che urla “Cristo non può cantagiare” leccando un’acquasantiera. Segni di riconoscimento: non danno soldi ma li chiedono.



E poi ci sono tutti gli altri, le comparse, i dottori con la laurea vecchio ordinamento che indossano mascherine per 18 ore su 24, che rischiano di finire intubati ogni giorno non solo svolgendo il loro lavoro, ma rischiando di trovarsi di fronte un esemplare di genio che omette di essere contagiato come se esserlo fosse una colpa. Anzi no, scusate lo è (vedi regole gioco indovina l’untore), gli anziani e gli immonudepressi che rischiano la vita, le famiglie separate che nel rispetto delle norme di sicurezza si abbracciano scrivendoselo, le convivenze violente che in questi giorni di cattività saranno diventate più virulente del virus, e potenzialmente più letali di lui, i depressi, i lottatori costanti in cui ogni aurora è una lotta a sopravvivere o a sorridere, che in fondo è la stessa cosa, che adesso non possono più godere di una passeggiata che può salvargli la vita, e i farmacisti dietro i loro banconi in prima fila per tutti, e le cassiere dei supermercati, tutti i ragazzi del domicilio, e i camionisti che portano merci, ma anche i vicini che portano una torta sulle scale, a distanza di sicurezza ma a vicinanza di cuore; i lavoratori che si sono dovuti fermare perché non possono più continuare, gli insegnanti che lavorano a distanza con lo stesso entusiasmo, i ragazzi che tutte le mattine vanno a scuola in cameretta, e studiano in cameretta e dormono in cameretta, e piangono perché vogliono il parco, gli amici, il mare; gli adulti, le donne e gli uomini, che piangono perché non sanno, perché non ne possono più, perché a volte la tachicardia prima di addormentarsi arriva, perché si domandano perché e quando finirà.


Io mi domando spesso, invece, come ne usciremo, se ci daremo gli abbracci di sempre o se saranno più fugaci e diffidenti, se l’altro ci farà ancora più paura o se avremo capito che l’altro siamo anche noi, se l’isolamento forzato ci avrà portato, oltre che a sbroccare, anche a riflettere su chi siamo stati e chi vogliamo essere, su chi vogliamo che ci circondi. Forse un buon esercizio potrebbe essere questo: immaginate che all’improvviso, una nuova pandemia arrivi e tutto si deve bloccare nell’esatto momento in cui accade, ovunque voi siate, ma soprattutto con chiunque voi siate. Ecco, fate in modo di circondavi delle persone con le quali tutto questo potrebbe succedere perché ne sareste felici. E magari lasciate alla spalle la maleducazione e le brutte intenzioni.



Da questa esperienza, fino ad ora, io ho capito che Morgan e Bugo hanno scritto un pezzo pazzesco, così denso di significato che sembra una canzonetta; che mi piace il salato ma amo cucinare dolci, che mangiare è bello sempre, anche da soli, che tempi difficili creano persone forti e le persone forti creano tempi facili, che tutti i giorni mi sento come se non avessi i giusti requisiti per vivere su questo mondo ma poi mi ricordo che l’ho pensato anche ieri e sono comunque arrivata ad oggi, quindi sì, li ho; che cercheremo, come tossici, una delusione amorosa alla fine della quarantena: unica certezza per perdere peso, e che per quanto diffidenti e spaventati, la tenerezza salverà il mondo. Oltre a Netflix.



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