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LA FELICITA' E' A PORTATA DI MARE

  • Immagine del redattore: Una Valeria
    Una Valeria
  • 3 dic 2018
  • Tempo di lettura: 5 min


Di esperienze mistiche nella vita bisogna farne almeno dieci. Secondo me.

Su nove di queste avete totale libertà, ma una va scolpita nel marmo e va fatta senza indugi e preferibilmente a stomaco vuoto.

Questa esperienza si chiama Nunzia, detta Signora Nunzia, e si trova a Bari vecchia, arco basso; da lì viene a prendervi Luigi, detto Gigi, il figlio buono di Nunzia.

A me è capitato di farla questa estate, in una domenica di sole tropicale che incendiava il burrocacao che avevo nella borsa all’ombra. Tre amici, di cui una toscana, e io, decidiamo di chiamare la signora Nunzia per sapere se ha posto per noi per pranzo. Risponde Gigi che, ridendomi nell’orecchio per la domanda, mi dice di chiamarlo A VOCE solo quando siamo all’arch vasc.

Eseguiamo.

Quell’arco in realtà è un passaggio segreto verso un mondo incantato, stile Narnia, dove gli animali non parlano ma fanno le orecchiette.

Tra tutti, però, spicca una folla, apparentemente ingiustificata, sotto una delle casette tutte uguali della strada; e senza avere il tempo di capirne il motivo, spunta Gigi, che ha il superpotere di riconoscere tra tutti chi lo ha chiamato.


Quando lo vedi hai la nettissima sensazione (che dopo dieci minuti scarsi si trasformerà in certezza) di avere un qualsiasi legame di sangue con lui e tutta la sua stirpe, perché dopo pochi passi ti butta in casa, casa sua, spalancata al pubblico.

Sulla sinistra un corridoio largo quanto una supposta e lungo quanto Pupo, che loro chiamano cucina: dentro, nella nebbia, c’è la signora Nunzia circondata da pentole e padelle di dimensioni illegali. Lei ha il super potere di sopravvivere alla camera a fritto. Per tutti noi Babbani lei scavalca le nubi di olio sospeso ed esce a salutare i nuovi arrivati. In questo caso noi.

Ci porta nella stanza frontale nonchè l’unica, dove troneggia sua madre, che quest’anno credo compia 236 anni che, senza sollevare lo sguardo, partoriva orecchiette come non vi fosse un domani.

Ed è lì, davanti alla Regina Elisabetta, che la signora Nunzia ci impone una scelta difficile:


*disct sta per dito

A questo punto provate a guardare il video in modalità mute e vi renderete conto di quanto la gestualità delle hostess della Ryanair, a confronto, sia a livelli di Super Vicki piena di acido lattico.

Inutile specificare che abbiamo scelto l'orecchietta del cuore ed io, coraggiosa, le ho fatto una domanda pensando, da vera cafona, di darle del lei ma ottenendo la migliore risposta di sempre, sentita e dritta nei denti, come piace a me:

- Signora Nunzia, mi scusi, dove possiamo sederci?

- Addà vuè t fikk !

*(Dove vuoi ti ficchi. lett.)

*(Potete accomodarvi dove volete)

Dopo questa poesia, Gigi ci porta nella casa di fronte che inizia con una ripida scalinata che conduce in una stanza con due tavolate già occupate, e più avanti in un'altra, più stretta e lunga, con un tavolo xxl che la occupa tutta, alla cui sinistra si era appena accomodata una famiglia e alla destra ecco il nostro posto! Il tutto su sfondo di credenza anni '60 adornata con foto di famiglia e calendari di Padre Pio.

Il menù non esiste e a nessuno è dato scegliere: si può solo scegliere di volersi bene in questa bolla magica di Bellezza con la B maiuscola.

In tempi record Gigi ci ha riempito la tavola con parmigiana, patate riso e cozze, sgagliozze calde, polpette al sugo, pane, panzerotti, olive, salame e quantità imprecisata di bottiglie di Peroni gelide, mentre ci raccontava delle liti con suo fratello Rino, il figlio astioso di Nunzia.

Da lì in poi la formula è open bar: ci si alza e ci si serve in autonomia di Peroni esattamente come a casa, mancano solo le ciabatte.

E quando stai per autoricoverarti nel primo reparto utile di disturbi alimentari per farti nutrire con un sondino nel naso fino alla fine dei tuoi giorni, arriva un pentolone tipo quello di Maga Magò che Gigi lascia sul tavolo con un sorriso sornione.


Tonnellate di orecchiette annegate nel sugo.

Da finire. Tutte.

Le pause sono concesse, ma nessuno riesce a schiodarsi, e dopo pochissimi minuti la pentola era vuota con scarpetta annessa.

*se non sapete cosa vuol dire 'FARE LA SCARPETTA' è grave. E non posso di certo spiegarvela a parole, va vissuta. Perciò prendete un triciclo, una mongolfiera, una navicella spaziale e venite al Sud.

Pensavamo anche noi fosse finita qui, invece Gigi, dopo averci portato un conto ridicolo, ci porta al bar accanto e ci offre il caffè e il suo tempo libero. Ci porta in un'altra specie di ufficio poco distante da casa sua e, seduti in cerchio davanti alla porta d'ingresso, ci parla. Di sè, di sua figlia, della sua ex compagna, di sua madre famosa e suo fratello sparato alle gambe, di quella che secondo lui è la cultura più utile per stare al mondo, della politica, di quello che lui farebbe se fosse al Governo, delle ingiustizie sociali, delle disuguaglianze, della sua amarezza e rabbia insieme, della sua lotta quotidiana e della positività che "si fottano, io non perderò".

E credetemi, ci ha tenuti attenti per due ore come nessun professore decente forse sa fare in una classe, e ciò che è più disarmante è che ha espresso idee e concetti con un rigore logico e a tratti innovativo e lungimirante che, porco di un demonio, con la quinta elementare e una vita da gang di Bari vecchia, lo voterei domani al posto di quei mentecatti in Parlamento.


Con difficoltà ci siamo dovute alzare e salutarlo, anche se la cosa più sensata da fare, in realtà, era restare e prendere appunti. Io nei post-it che mi porto dentro ho segnato il suo nome e la lampante verità che l'istruzione da sola sia utile quanto un dentista per una medusa, mentre il buon senso da solo ti fa essere un Gigi qualunque sul lungomare di una città del Sud, che si inventa un lavoro con quello che ha e regala sorrisi che un impiegato delle Poste a tempo indeterminato non saprà mai dare; un Gigi che non firmerà Decreti e non approverà Leggi, ma che applica nel suo piccolo la sua legge morale che accoglie tutti e che è curiosa di scoprire gli altri e arricchirsi non di Euro ma di Vita, una legge morale che non arriverebbe mai a bandire le bambole di colore negli asili nidi, ma che risparmia per permettere a sua figlia di conoscere il mondo.

Io credo che esista una storia ad ogni angolo di strada, su ogni gradino che si sale e anche su quelli che si scendono; credo che le storie risiedano negli occhi degli sconosciuti, in coloro che ti siedono accanto per caso, che non ti assomigliano per niente e proprio per questo appaiono irresistibili. Non esiste occasione migliore per conoscere il mondo di quella di parlare con la gente che lo abita.

Io non ho convinzioni inossidabili, ho allenato la mia mente a cambiare idea e a considerare sempre le sfumature, ma non ho mai dubbi sulla necessità di restare umani.

E credo che l'umanità risieda nella capacità di scovare storie in ogni dove e nell'infaticabile tentativo di spargerle nel mondo.

Come ha fatto Gigi con noi.

Come sto facendo io con voi.

E nella maggior parte delle volte le storie viaggiano verso il mare.


 
 
 

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