C'E' CONFUSIONE TRA DI NOI
- Una Valeria
- 30 apr 2018
- Tempo di lettura: 7 min

Oggi l'urgenza che mi si è manifestata è quella di scrivere di lui e di lei, cioè di loro e di noi; di quanto le cose si siano un pelo complicate dai tempi del “Butta la pasta!” urlato sotto i balconi e, soprattutto, di quanto sia palese che XY e XX non siano cambiati affatto.
E meno male!
Con calma, adesso, parto da una fotografia di questo presente che si scrive emancipato ma si legge confuso, che ritrae donne onnipotenti perdere il controllo per un messaggio senza risposta, o donne che sono delle Valchirie di città ma “no, lui deve chiedermi di uscire”, e ancora donne che vorrebbero che lui sapesse cambiare una ruota alla macchina, ma anche fare una lavatrice, difenderle dai mostri marini a tre teste e scrivere bigliettini in endecasillabi sciolti per il compleanno, e non essere lo stronzo che dà poche attenzioni ma neanche lo sfigato che ne dà troppe, ovviamente amarle più di quanto amino le loro madri e, soprattutto, amare i loro piatti più di quelli delle loro madri, ma che sappiano anche cucinare in autonomia e possibilmente senza troppi grassi saturi.
Dite “Cheeeeese”
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Bellissima. Bellissime.
Bislacche, questo siamo.
Il salto dal ruolo di mamma di Fonzie a Miranda Priestley un po' è scivolato di mano, e va detto. Perchè ora dall'altra parte ci ritroviamo un domestico svizzero che sgrassa i fornelli con l'aceto che, si sa, vengono una meraviglia così, a cui però urliamo in faccia “Oh ma vuoi fare l'uomo?!” quando deve prendere l'iniziativa per una vacanza, per un discorso padre-figlio o per fare l'amore. Oppure, per la rubrica under 35, ci ritroviamo quelli che dopo due mesi di uscite ti salutano sotto casa con il bacio sulla fronte perché c'è la parità e “perchè dobbiamo provarci sempre noi?”
Perchè siete maschi! Ecco perché.
Allora, prima che qualcuno commenti con “beh, ma le categorie di maschio e femmina sono cambiate, si sa”, vi svelo subito il segreto: no. Ad essere cambiate, e peraltro già obsolete, sono le categorie di donna e di uomo, ma quelle di maschio e femmina, grazie al cielo, sono sempre le stesse, radicate nella biologia come una quercia secolare.
Le prime si chiamano Ruoli, le seconde Ontologia.
Ed è qui che si è inceppato il meccanismo. E l'evoluzione dei ruoli, sacrosanta e sudata, si è andata a schiantare con la clava di Fred Flintstone dando inizio a un torneo di sumo in totale anarchia di regole e con l'aggravante tristezza che non c'è premio finale.
E io non ne posso più di vedere sti due colossi accovacciati, nudi e panzoni, contendersi il baricentro migliore per illudersi di non toccare il fondo della realtà, quando poi, visti da qui, stanno come a Redivivo dopo l'attacco dell'orso.
Allora, rispolveriamo la preistoria: chi si caricava i bisonti sulle spalle dopo la caccia per portarli nella capanna? Chi azzeccava la clava in testa a un altro con la clava venuto a rompere i chitarrini?
Bene. Tutto questo, non perché fossero più ganzi o spocchiosi o con l'ego ipertrofico, no; tutto questo perché ontologicamente l'uomo ha due spalle tante e il bisonte non cade per terra al primo passo; e perché Madre Natura, Dio o Piero Angela (siamo aperti a tutte le forme di credenza possibile) li ha dotati di tricipiti e quadricipiti massicci per non soccombere al primo sgambetto.
Chi cuciva la pelle del bisonte per farne una pelliccia contro l'inverno? Chi ha l'utero per tenersi dentro un mini Fred per nove mesi?
Bene. Tutto questo non perché sono inferiori, soggiogate o poco brillanti, no; tutto questo perché il cristiano dopo aver portato il bisonte si doveva fare due orette di sonno per caricarsene un altro e quindi la cristiana cuciva, perché, altro segreto, anche d'inverno si ha fame e senza una pelliccia addosso, Fred al bisonte gli poteva fare solo ciaone; e perché Madre Natura, Dio o Piero Angela ha deciso di dotare solo le femmine dell'utero e ha deciso che alla nostra specie spettano nove mesi per venire a piangere al mondo, e ha deciso che solo le mammelle delle femmine si riempiono di latte e si continuano a riempire per circa due anni palesando subito la necessità di dover essere loro a provvedere ai mini Fred e alle mini Wilma con qualcuno che, nel frattempo, provveda a non farle morire di fame.
Ora, cancellato ogni rancore per il Paleolitico, passiamo a voler bene al Neolitico e all'agricoltura e all'allevamento chè, finalmente, Fred e Wilma capirono che starsi un po' fermi in un posto li avrebbe fatti campare più a lungo.
E poi l'industrializzazione e il settore terziario e via via così fino a Fred con la carta di credito e Wilma pure perché hanno trovato metodi più produttivi e meno dispendiosi per stare al mondo.
Bene. Ma non benissimo.
Perchè se all'epoca delle palafitte i ruoli assecondavano la naturale inclinazione ontologica degli esseri umani, via via hanno dovuto inevitabilmente riflettere anche le sovrastrutture culturali e sociali, degenerando, poi, anche nello stereotipo, nel retaggio del passato, fino alle più creative convenzioni post-moderne.
A questo punto credo non ci siano pipponi che tengano di fronte al caro e vecchio buon senso, che io vedo come unica clava possibile. Perchè, non mi sento ancora appartenente a una società evoluta che permette alla donna di esercitare tutta la sua dovuta e sudata emancipazione quando la vedo licenziata perché incinta, o quando la vedo ridotta alle quote rosa dalla bocca di penose campagne elettorali, o quando sento uomini dirle “io posso ma tu no”, tronfi di una superiorità intrisa di ignoranza e insicurezza, o quando sento che gli stupri sono inevitabili conseguenze della provocazione di una mini gonna, o quando sento genitori dire “smettila di piangere che i maschi non piangono”, o mamme che impongono alle figlie femmine reverenza servile verso il padre o i fratelli, la stessa da cui non sono state in grado di liberarsi per prime chissà da quante generazioni. E di certo, non mi sento donna l'8 Marzo quando a molte è concessa la libera uscita con le amiche, non ritrovo il mio essere donna osservando dal divano il mio uomo che stira le camicie, né castrandolo in casa come un pesce rosso nella bolla a cui dar da mangiare come unico scopo delle giornate. Così come oggi trovo anacronistico il ruolo della donna dedita esclusivamente alla Folletto e al Vileda, e trovo raccapricciante quello di chi viene ammaestrata dalla violenza fisica o psicologica da uomini mitologici, con il corpo da T. Rex e la testa di cazzo.
Rintraccio, invece, evoluzione nel poter essere libera di andare in vacanza con un'amica anche se dovessi essere in coppia e non sentirmi, per questo, giudicata male da un uomo o dalla comunità; mi sento nel mio ruolo di donna consono ai tempi che vivo quando mi sveglio la mattina per andare a lavorare e nell'essere libera di amministrare il mio stipendio, di poter avere mezzi, diritti e sostegno nel mandare a fanculo il dinosauro di cui sopra se mai dovesse inciampare nella mia vita.
Per il resto, quando vi rifiutate di aiutarci a portare le casse dell'acqua in casa in nome della parità, siete solo dei bulletti cafoni e nulla di più. Così come, quando riducete il vostro Antonio Banderas da Diego de la Vega a un disadattato che parla con le Macine, sentendovi donne cazzute e moderne, in realtà siete bullette che hanno visto poco Superquark.
I rapporti sono complessi, lo so, e a tratti folli, e inseriti nel contesto dei grattacieli lo sono ancora di più, perchè oggi il "bisonte" a casa lo portano entrambi e, per fortuna, Fred e Wilma possono dedicarsi a svariate nuove attività oltre a provvedere alla mera sopravvivenza della specie. Tutto rientra nel naturale processo del divenire ma, anche se oggi tutti possono fare tutto (almeno sulla carta) e a tutti è e deve essere concesso di fare tutto, io un post-it con due nozioni di preistoria e biologia lo lascerei attaccato al frigo, così a gradire.
Perchè io una ruota alla macchina posso anche imparare a cambiarla e, trovandomi da sola in mezzo a una strada, farlo; ma, onestamente, farei molta più fatica rispetto a un uomo perché sono alta 1.60 e quando sollevo 8 kg di bilanciere in palestra temo mi esplodano le tempie, quindi gradirei un uomo che lo faccia né per galante concessione, né per farmi sentire scema, né per esaltarsi come un pavone, ma solo perché è maschio. punto.
E che si veda tutte le partite di questo campionato e anche di quelli che ancora non esistono, e che urli e che dia i cazzotti al muro quando perde la sua squadra di ricottari con le righe dei capelli fatte con il rasoio, e che beva la birra e che mi dia il regalo di compleanno incartato con la carta della scamorza, senza scrivere niente, ma che mi limoni bene e intensamente, sempre, tutti i giorni, più volte al giorno. E che lavori e che si senta capace e impegnato e coraggioso e forte e in gamba e che lasci i calzini in bagno dopo la doccia, ma che non sia mai stanco per fare l'amore, sempre, tutti i giorni. E che scriva meno faccine sui social e faccia più inviti riconoscibili come tali, espliciti, con un soggetto un verbo e un complemento, che non devo decriptare per capire che ha voglia di vedermi e che gli piaccio, e che se si becca un no sappia gestirlo. E che la amino la mamma, e tanto, e se sa preparare una parmigiana buona che le faccia fare una teglia in più da portare a casa, specialmente se io sarò occupata a insegnare a mia figlia a volersi bene, a dirle che poter scegliere è un lusso da onorare, e che la responsabilità non è una malattia terminale. A insegnarle che le idee sono la cosa più potente che avrà, che le grandi rivoluzioni partono sempre da un primo audace passettino; che c'è differenza tra coraggio e incoscienza, tra determinazione e arroganza. A dirle “Ti amo” per quello che è anche se quello che farà potrà essere diverso da quello che farei io; a insegnarle a vedere le diversità come il valore aggiunto delle cose e a rispettarle tutte, nessuna esclusa. A dirle che amare è impegnativo e che a volte farà soffrire, ma che ne vale sempre la pena; che mi dispiacerà per lei se inciamperà in uno stronzo ma che le permetterò di piangere e star male e arrabbiarsi finché le sembrerà abbastanza per ritornare a correre di nuovo. A insegnarle a mangiare bene, a bere bene, a fare bene l'amore, a dare abbracci tondi e pieni, a non farsi zittire da nessuno, a infischiarsene dell'orgoglio ma a dar retta alla dignità. A dirle che la famiglia tradizionale è composta da chi si vuole bene e a lottare per ciò che ama ma a lasciar andare quando è il momento. A dirle che i pensieri belli vanno sempre detti, anche se questo significherà citofonare a qualcuno alle 3 di notte, e che i pensieri brutti passano e di non lasciarli sostare mai più del necessario. Ad augurarle di essere speciale per qualcuno anche quando saranno passati i primi fuochi d'artificio, e che ogni giorno può essere un'occasione per rivoluzionare tutto completamente.
Se, poi, dovessi avere un figlio maschio sarò occupata a dirgli le stesse cose ma in più gli insegnerò a farsi il bidet tutti i giorni.
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